Eccomi qui in aula informatica mentre aspetto l'una per andare a magnà...
Da dove cominciare???
Direi dal fatto che la nottata è stata un sonno discontinuo, con ripetuti sogni catastrofici sull'università, con tanto di visioni di alcuni professori... Che sono quelli dove forse ho più paura di non farcela...
Sveglia presto, alle 6,40 per prepararmi e venire in università, e per trovare parcheggio non a pagamento... E ora che p.zza I Maggio è chiusa, è un casino... Infatti, ho trovato posto in una via laterale alla mia vecchia sede staccata delle superiori e me la sono fatta a piedi fino in centro...
Non vi dico il mal di pancia per la tensione... Preso il caffè, cercato di distrarmi col giornale, ma tempo un quarto d'ora ero già a ripassare... Attesa fino alle dieci... Mancava una all'appello per cui son entrata per seconda... Ero tesissima... Ma alla fine mi ha detto che andava bene, anche se mi lascia in "sospeso", tra virgolette, perchè facendo l'esame da non frequentante mi ha aggiunto delle parti integrative, sempre su Locke... Sperin ben... Alla fine è ninino, anche se precisino.. D'altronde in filosofia non credo si possa essere approssimativi...
Ora penso al mio te$oro, che ieri ha dato un esame; il risultato lo saprà domani al massimo, ma spero gli sia andato bene... Ha bisogno di uno stimolo... E spero che sia proprio questo...
Ho notato anche io che quando le cose iniziano a girare, tutto va un pochino meglio.
L'animo è più disposto a sobbarcarsi il peso anche dei contrattempi, siano essi il forare la bici, avere una discussione, o mancare un'esame...
Ora mi devo attivare per vedere cosa devo fare per la tesi... tipo la parte burocratica... Vedere con quale professore tra quelli che vorrei avere come relatore, è disponibile... Anche se mi mancano diversi esami... Ma potrebbe essere il modo per autospronarmi, no? Su questo si accettano consigli...
Quanto al resto, dopo gli sgarri di Friuli DOC sto riprendendo la mia Zona, e se tutto va bene, la prossima settimana ricomincio con fitbox... Pestare il saccone è decisamente terapeutico e fa scaricare qualsiasi tensione o stress accumulato anche inconsciamente.
Da ieri sera sono un pochino triste... Perchè penso ad un'amica di famiglia, di circa 80 anni, che ha sempre avuto uno spirito comico, divertente e forte, nonostante le diverse difficoltà che la vita le ha presentato davanti... Durante questi ultimi mesi ha scoperto di avere un tumore ai polmoni, ed è peggiorata velocemente...
Ieri mia madre ha chiamato sua figlia per avere notizie... deve stare a letto, aiutarsi con l'ossigeno, e ieri non voleva pranzare e continuava a dire "lasaimi murì", che varrebbe a dire "Lasciatemi morire"...
Perchè la mente è perfetta, mentre il corpo non la segue... E la figlia ha sconsigliato a mia nonna, sua parente, di andarla a trovare, perchè si metterebbe a piangere e avrebbe difficoltà a respirare... Potranno andare forse solo i miei genitori...
Ecco... Quando accadono cose del genere, io mi sento sconfitta.
Perchè non c'è giustizia. Non si può trovare un senso...
Un amico di mio padre, sportivo, e sempre attento in tavola e senza vizi quali il fumo o l'alcool... E' sì guarito da un tumore, ma mi chiedo.... Se è venuto a lui, può venire a chiunque...
E troppe volte ho visto persone andarsene così, senza giustizia.
Ecco, è proprio un senso di ingiustizia che sento...
Chi decide chi deve vivere e chi no? O meglio, in base a cosa?
Un amico di mia nonna, malato, ha un figlio che dalle 8 di mattina fa aventi e indietro da ogni bar del paese, spendendo la sua pensione in donne, alcool e sigarette... E va avanti... Ubriaco, ma indenne.
No, non fraintendetemi, non auguro il male a nessuno. Ma è per fare chiarezza in me, per cercare di capire come mai uno che vive di stravizi possa andare avanti facendo soffrire i genitori impotenti perchè invalidi.
Sarò offuscata dalla rabbia che provo, dal fastidio all'idea che una famigli debba sopravvivere senza una figura importante della loro vita... Ma oggi questa cosa proprio non mi fa ragionare...
Potrei andare avanti negli esempi di persone vicine a me, ma mi fermo qui.
Cosa si può fare per le persone che restano?
Stargli accanto, lo so, ma spesso questo non mi basta. Le parole sono inutili, perchè suonano sempre come frasi fatte, o comunque sono sempre troppo poco e non bastano a dare sollievo.
A volte vorrei poter fare come il "gigante" buono nel film Il miglio verde... Vorrei poter aspirare tutto il dolore della persona per farla stare bene.
Per non farla piangere più, affinchè non si senta più sola, perchè il peso sul cuore gli si possa alleggerire...
A volte, quando sono a letto, e ci penso, mi metto a piangere, come una stupida.
Perchè so che non posso caricarmi del peso del dolore di tutti. Non è che non lo so. E so che non posso fare la crocerossina di turno, perchè non è questo che voglio fare.
Però quando piango, così di punto in bianco, esce un po' di questo senso d'impotenza...
Ovvio che nella mia mente c'è un caso particolare... E proprio per questo mi sento ancora peggio.
Perchè so che, qualunque mio tentativo di sollevare un po' quel peso opprimente, andrà a vuoto.
Io busso sempre educatamente prima di entrare in certi "luoghi" che dentro noi vogliono rimanere nascosti e protetti, anche se vorrei arrivare in volata e sfondare la porta...
Perchè so che a volte far uscire qualcosa che abbiamo dentro è un punto di non-ritorno.
Qualcosa di seppellito a lungo, quando si riporta a galla, a volte non può più essere spinto giù in fondo a noi. E forse la paura di non saperlo gestire ci fa imparare a convivere con questa parte di noi, piuttosto che viverla...
Io l'ho provato per questioni differenti, ma mi rendo conto di cosa voglia dire...
Ecco, sto divagando. So che forse il mio discorso non avrà senso, ma per me ce l'ha.
Avevo bisogno di esternare questo stato emotivo, e non riuscendo a farlo a parole, mi affido allo scritto, come sempre...
So che chi voglio le legga, le leggerà...
t.a.
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