venerdì 26 ottobre 2007

Al plûf...

Aula informatica in università, raggiunta con la destrezza della mia guida nonostante la pioggia, e la resistenza dei miei arti inferiori, avendo trovato posto non a pagamento, solo vicino alla succursale della mia vecchia scuola, il Sello.
Mazza! Nemmeno avessi previsto nel mio post di ieri, il disastro di oggi... Non metereologico, sia chiaro, perchè a me la pioggia piace; ma per la questione donne-al-volante... Poi ti credo che gli uomini proseguono la frase con un "...pericolo costante"! L'è vvero!

Anyway... Oggi giornata tranquilla, trascorsa a studiare nella biblioteca dell'università dove, oltre alla temperatura non molto ideale per stare fermi lì per delle ore, c'erano anche gli operai... almeno mi facevano sorridere! Tutti di provenienza diversa e che ci rendevano partecipi dei loro progressi nella messa a punto dei lavori, chiamandosi da una parte all'altra della stanza o del corridoio... Ce ridi!

Ieri sera, come già detto, ero a casa da sola con mia nonna. Non so che le stia succedendo, o meglio, forse lo so.
Quando i miei, il mese scorso, sono andati con la parrocchia a Roma per quattro giorni, lei era completamente uscita di senno. Ma non intendo che fosse preda di demenza senile, ma che era diventata un incubo. Dove vai, quanto stai, con chi vai, quando torni, fai quello, fai l'altro, hai chiuso il cancello, hai chiuso le finestre... E potrei continuare all'infinito.
E poi la sera, al momento di andare a nanna, iniziava a vagare per il corridoio cercando di convincere me o uno dei miei broth ad andare nel lettone con lei.
Io mi sono opposta, perchè nonostante le voglia molto bene, odio quando ci ricatta o fa finta di piagnucolare, per farti sentire in colpa e fare sì che tu ti pieghi ai suoi capricci... perchè è di capricci che si tratta. Così alla fine ci è andato mio fratellino minore, che poverino, non ci stava nemmeno nel letto, essendo anche più alto di me. E poi il letto è vecchio e dire che si dorme non molto comodi, è solo un modo carino per dire che non si dorme per niente bene. Ma lei non lo vuole cambiare, e anche se ha provato a dormire in un letto nuovo, su quello vecchio dorme come una bimba in fasce.
Fatta questa premessa, ieri la storia si ripete. I miei a cena da amici in paese, i miei fratelli via, e lei inizia il rito con "Fasimi une camomile che no ai digjerît". Ed io subito pronta e pròdiga nel prepararle una camomilla ad arte. mi dice "Sta chi cun me, che dopo tu lavis e tu metis vie le cjicare"... Ecco, ora ho capito cos'è.
Si sente sola, nonostante in famiglia siamo in sei. Ognuno ha i suoi impegni e tra scuola, studio e sport siamo sempre di corsa... Ed ho anche capito che ha paura della fine.
Da un po' accusa qualche doloretto alle ginocchia, e contando che sino ad ora non ha mai visto l'ospedale se non per operarsi alla cataratta o assistere altre persone, direi che è molto fortunata.
Nonostante ciò, lei si è abbattuta. per le varie vicende della sua vita, ha sempre avuto lo "scettro" della casa e del lavoro, per cui ora, che si ritrova impossibilitata a fare tutto quello che lei vorrebbe fare, si sente in gabbia, inutile.
A me dispiace molto... Purtroppo non ha la passione della lettura, del cruciverba o del lavoro a maglia, per cui credo si annoi spesso... Io a volte resto lì con lei in cucina (con i rigorosi 300°C) quando guarda la tv anche se ciò che guarda non mi piace. Mi metto nei suoi poanni, cerco di capire come potrebbe essere vivere senza poter andare o fare ciò che si vuole... Ed allora mi dà la spinta per farle compagnia anche se dovrei studiare, acnhe se sta per raccontarmi un episodio della sua vita per l'ennesima volta, anche se so già che io mi mostrerò partecipe alle sue parole, anche se entrambe sappaimo che questa storia è ormai vecchia...
C'è una certa tenerezza nel suo voler sempre intromettersi nei discorsi... la vedo come na richiesta di attenzione, un bisogno di far sì che la propria opinione abbia ancora un peso decisivo nelle questioni...
I miei vedono questo suo richiedere costantemente attenzione, e come capita a me, non semrpe si riesce ad essere pazienti e pronti all'ascolto...
Nonostante ciò, l'amo. Il mio è un amore che diventa quasi odio quando proprio rende le cose difficile. E il mio ammetterlo credo sia un passo avanti nella nostra convivenza.
E' mia nonna, mi ha insegnato molto, e so che la vecchiaia acuisce quei lati che in gioventù non erano altro che lati positivi.
Ricorderò sempre il suo muoversi lenta ma esperta attrno al tavolo, la domenica mattina, quando faceva il pane per me e mio fratello... non vedevamo di tornare dalla messa per mangiarne un pezzettino ancora caldo, e sentire la nonna che ogni volta ci ripeteva "No, che nol fâs ben s'al è ancjimò cjalt!". Ma ce lo diceva col sorriso di chi sa che tanto la sua raccomandazione non vedrà risposta... E noi due stavamo lì a mangiarci i due panetti versione mignon che la nonna ci faceva, date le nostre piccole dimensioni. Non so, era il nostro pane speciale, e devo smettere di ricordare perchè non riesco a vedere i tasti...
Io so che mia nonna non era così, e so anche che molto spesso sbaglia. Ma per fortuna le voglio bene e questo basta a darmi la forza di starle vicino, anche se spesso mi fa rrabbiare...

Ora devo scappare, torno in aula studio ancora un po' prima di andare a casa.
Baci a voi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Einsten al diseve che: No tu âs capît nuje fintant ch'a no tu sês buine di spiegâlu a tô nône:-)