lunedì 16 aprile 2012

Cosa succede?

Cosa succede in me?
Non so... Sarà che due delle mie amiche hanno avuto un bimbo, sarà il desiderio d'indipendenza, la voglia di una casa mia, di costruirmi una vita, che mi fa sentire triste.

Mi sembra di non aver la forza per iniziare un mio percorso.
Poi, dopo ieri, sento ancora il dolore.

Dopo una settimana in cui non ho fatto allenamento per via del lavoro, ieri mi sono presentata alla partita di pallavolo, ben sapendo che non mi avrebbe fatta scendere n campo, per rispetto anche di chi ha fatto allenamento tutta la settimana.
Era l'ultima occasione di riuscire a raggiungere i play-off, ma abbiamo fallito.
Dopo aver perso due set, il coach ha deciso di mettermi dentro, e non so perchè, ma l'aria era diversa. Incitavo, correvo a destra e a manca, e quasi mi fa sentire superba scriverlo. Ma a quanto mi han detto dagli spalti, ho fatto la differenza.
Ho dato il mille per mille, anche perchè questo sport non solo mi piace, ma lo amo proprio.
Il dolore che ho oggi ai quadricipiti, non è solo di stanchezza fisica, ma credo sia anche adrenalina non ancora scaricata.
All'ultima partita prima della pausa pasquale, c'era un'osservatrice: un'allenatrice che qui in zona ha una squadra di C e di B2.
Finita la partita, dove ho giocato fino all'ultimo tutte le mie forze, il mio moroso mi fa: "Vedi quella signora là? Miha chiesto chi sei". Ed io, dato che giocavamo in un paese dove mio padre ha dei parenti, faccio "Ah, sarà la mamma di Pinca-pallina. Ma non so he faccia abbia". Poi la guardo bene e mi pare che abbia un viso che ho già visto...

La moglie del mio accompagnatore mi dice "Hai visto? C'è la XXXX. Sai chi è?". Ora ricordavo. Era un'allenatrice rinomata già ai tempi di quando ho lasciato la pallavolo.
Il mio moroso contnua, dicendomi che voleva sapere cosa facessi, se io lavorassi e come mai avessi lasciato la pallavolo per dieci anni... Lui, diplomaticamente ha detto che c'erano stati degli attriti con la società... se così si può chiamare un tentato adescamento...

Anyway...tornando a ieri sera, sentire le persone apprezzare il mio gioco mi ha fatta quasi piangere. Ieri mi sono sentita come quando giocavo dieci anni fa: scariche di adrenalina, la voglia di fare il tutto e per tutto per provare a portare a casa il risultato.
Ed oggi, a partita conclusa, sento pervadermi da una tristezza infinita. Da una malinconia e un dispiacere per la ragazzina che ero e per ciò che sarei potuta essere. Ok, magari sarei tornata a casa dopo un mese, ma non sapere se il mio cammino sarebbe potuto essere diverso, mi logora. Anche perchè adesso, a quasi 27 anni, non sono vecchia, ma forse per avere una carriera sportiva più "in alto" sì. Io, poi, che anche quando faccio un bel punto non esulto come dovrei, perchè penso che potrei fare sempre meglio... mi risulta difficile avere la presunzione di presentarmi a qualche squadra di livello e chiedere di allenarmi con loro...

La cosa che non mi piace è che poi divento cattiva. vorrei vederlo soffrire, poco a poco, nel tempo. Un dolore lento e costante, come è stato per me.
E questa cosa proprio non mi piace.
Perchè non sono una persona cattiva e non voglio che la vendetta sia parte del mio essere.
Dovrei augurargli del meglio, e che nella vita possa provare ad essere genitore, e vedere come sia soffrire per un figlio che soffre, e non sapere cosa fare.

Voglio chiudere.
Pensavo persino di fare un rito, un falò, un qualcosa che s'imprima nella mia mente e prenda il posto del passato. Una specie di tranfer: associare nuove emozioni positive a qualcosa che mi ha segnata a vita.
Io, che non riesco a gettare l'unica prova tangibile che ho di questa storia, come se temessi che, facendolo, nessuno mi possa credere che è davvero successo. Come a voler tenere aperto un legame con qualcosa che un giorno potrei pensare di aver vissuto solo nella mia mente.

non lo rimpiango, anzi. Lo schifo. E se non fosse stato per l'amore e la pazienza del mio moroso, non so dove sarei ora. Molto probabilmente, non ci sarei più.

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